La ricerca della felicità

Redazione Il Libraio | 29.02.2012

Intervista a Massimo Gramellini autore di Fai bei sogni ISBN:9788830429154


“Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere: completamente vivi. È forse questo il presupposto da cui Massimo Gramellini prende le mosse per il suo nuovo romanzo, Fai bei sogni. Il libro, autobiografico, ruota intorno al più grande dei dolori, la perdita della mamma, e racconta poi il percorso di vita del protagonista, il piccolo Massimo che a nove anni non si capacita della scomparsa della madre, e poi il Gramellini adolescente e infine adulto, i suoi amori, la passione per il Torino, il rapporto non sempre facile con un padre che parla poco ma che lo ama e cerca di proteggerlo dalla crudeltà della vita, e infine la carriera nel giornalismo, dalle mille lire al pezzo ancora giovanissimo al “Corriere dello Sport” al diventare vice direttore alla “Stampa”. Una vita però soffocata da questa perdita subita da bambino, da questo dolore che non se ne vuole andare e che lo tiene zavorrato a terra, senza poter alzare lo sguardo al cielo. Fino al colpo di scena finale, che lascerà i lettori senza fiato e permetterà finalmente a Massimo di ricominciare tutto da capo, di lasciarsi andare a un’esistenza piena e autentica, di innamorarsi davvero e, finalmente, seguire il consiglio di sua mamma e iniziare a sognare.

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D. Eccoci alla sua nuova prova narrativa. È un Gramellini totalmente nuovo e sorprendente, maturo nella scrittura e nella trama. Con una ‘cifra’ letteraria originale e di qualità. Evidentemente l’esperienza precedente le è servita per trovare una strada tua. È così? Con quale stato d’animo e con quali metodi e obiettivi ha ripreso a raccontare? E perché?

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R. Ho scoperto con quarant’anni di ritardo, e in un modo persino ironico per un giornalista, com’era morta veramente mia madre. La rivelazione ha messo in moto un meccanismo interiore che si è concluso con la scrittura di questa storia. L’ho scritta per me e per tutti coloro che hanno convissuto a lungo con un trauma indicibile, imputandogli i propri dolori e i propri fallimenti. Ma il mio romanzo non è solo un sfogo liberatorio. È anche un messaggio di speranza. Chi è stato ferito dalla vita può farcela, nonostante.

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D. Là un uomo maturo, il protagonista, alle prese con disagi di cuore e di testa, qui l’infanzia almeno nella prima parte, preponderante. Crede che da bambini si possano determinare le impronte, le radici della nostra vita futura? È capitato anche a lei? O qualcosa è mutato nel percorso di crescita?

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R. Perdere la madre a nove anni ti induce a porti domande innaturali per quell’età. Una su tutte: perché proprio a me? E poi: se n’è andata perché non mi voleva più bene? La paura dell’abbandono è il trauma primordiale. L’affrontano tutti, prima o poi. Diciamo che, almeno in questo, sono stato precoce.

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D. Vuole dirci che bambino era Gramellini e di quali sogni nutriva la sua mente, le sue fantasie? Quei sogni sono rimasti con lei? Li ha in parte realizzati?

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R. Il mio sogno era diventare scrittore. Lo sto realizzando, un romanzo alla volta. Senza fretta: i bei sogni, per fortuna, non finiscono mai.

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D. Cosa determina la nostra capacità adulta di continuare ad alimentare sogni  e stupori infantili? È per te fondamentale riuscire a farlo?

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R. Il desiderio di riscoprire l’istinto, la voce degli dei, come la chiamava Jung. Noi uomini “sapiens” abbiamo delegato alla corteccia cerebrale il compito di guidare la nostra vita, atrofizzando la parte restante del cervello. Ogni sogno, quando è un bel sogno, cioè quando è un sogno che ci appartiene davvero e non è indotto dalla società o dalla pubblicità, risveglia la bella addormentata che è in noi e ci permette di essere finalmente e completamente vivi.

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D. I suoi ricordi hanno fatto anima dentro di lei? Ha dimenticato o perdonato il suo passato? Che cosa la rende felice oggi?

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R. Fai bei sogni, è il tentativo di perdonare mia madre per quello che ha fatto e che mi ha fatto. (Che cosa? Be’, leggete il libro…) Penso che ogni lettore abbia qualcuno da perdonare. E spero che il mio libro lo aiuti a compiere quest’opera di pulizia della propria vita, indispensabile per raggiungere la serenità.

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D. Perché è tanto difficile all’umanità – oggi – guardare il mondo con leggerezza pensosa, senso dell’umorismo ma capacità critica intelligente?

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R. Perché quando si ha paura la vita diventa un macigno insopportabile, anche questo racconta il libro. Il contrario dell’amore non è l’odio, ma la paura, che a sua volta genera l’odio. La vera rivoluzione oggi, è smettere di avere paura.

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D. Ci insegna la ricetta per indignarci?

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R. Secondo me non è più il tempo d’indignazione, ma di compassione. Basta distruggere, siamo già circondati da macerie. La sfida dei prossimi anni sarà la ricostruzione. Ognuno di noi ha dentro un talento e ogni talento è un mattone di questa nuova casa. Saper tirar fuori da se stessi quel mattone e metterlo a disposizione della casa comune: ecco la grande missione che ci attende.

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Fonte: www.illibraio.it

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