I misteriosi riti del Natale nelle montagne friulane

Ilaria Tuti | 20.12.2017

"Una terra antica, il Friuli. Una terra di fuochi, fede e magia, che con le sue tradizioni non smette mai di ispirarmi...". Ilaria Tuti racconta i riti natalizi delle sue montagne...


Nelle lunghe notti d’inverno, nei paesi di montagna, il fuoco diventa signore degli elementi e il crepitio del legno che arde nei camini si accompagna a quello del ghiaccio fuori delle case.

A dicembre il Friuli si accende di roghi benevoli. Sono riti le cui origini si perdono nel tempo e parlano di una mescolanza di culture, lingue e credenze che questa terra tra tre confini ha fatto proprie fin dall’antichità. Fiamme che allontanano oscurità e paure, scintille ancora vive di un paganesimo invitto, che accendono la fantasia dei bambini dalla più tenera età.

Il fuoco, con il suo calore e le luci, l’odore della brace, ha il sapore magico di un culto ancestrale e illumina il buio precoce del nord. Non mi ha mai fatto paura da bambina. Temevo le ombre, ma non le sue fiamme. Su di me gettava una malìa.

Ricordo quando vedevo le donne anziane del borgo intrecciare le corone dell’Avvento, con rami d’abete, nastri rossi – il colore del Signore – e quattro candele, una per ogni domenica che precede il 25 dicembre. Per tradizione un lume veniva posto anche sul davanzale di una finestra, fiamma che guidava nelle tenebre.

«Guida chi?» chiedevo ogni volta. Conoscevo la risposta, ma cercavo l’emozione che mi dava.

«L’anima che si è persa» mi sussurrava mia nonna in un orecchio.

E allora gli occhi si spalancavano, le labbra si socchiudevano: immaginavo, correvo con la fantasia a un bosco ghiacciato, a una figura bianca come la neve, penitente ed errante. Sentivo il vento bisbigliare, la notte, e riconoscevo i suoi lamenti.

Provavo paura, ma anche una profonda compassione.

A noi bambini gli adulti ricordavano che il 5 dicembre non era lontano: in questa notte, la notte di san Nicola, il fuoco risplende sulle montagne friulane. Quando il crepuscolo si diffonde da ovest a est, il cielo sopra il bosco di Rutte, a Tarvisio, si illumina di bagliori e colonne di fumo. Dalla collina alle spalle del villaggio, una processione di diavoli dalle lunghe corna scende con le torce fino al pianoro. Dalla neve si erge un muro di fiamme e nel cielo buio volteggiano incandescenti fiocchi di cenere: i Krampus, i diavoli dei boschi, appaiono con richiami possenti, suono di campanacci e colpi di frusta, per punire i bambini cattivi. Il loro fascino mi accompagna ancora oggi, così sospesi tra il nostro mondo e l’imperscrutabile. Sono il mistero della natura e di Dio.

Ilaria Tuti
Ilaria Tuti

Le antiche tradizioni pagane hanno vissuto a lungo in questa terra, accolte nei riti cristiani per sincretismo, ma molte oggigiorno si sono estinte e vivono solo nei racconti delle persone più anziane. Mio padre mi raccontava con commozione quella del Nadalin o zoc di Nadàl, un grosso ceppo di faggio, o quercia, conservato dall’anno precedente e fatto bruciare nel fogolâr, il focolare che era il centro spirituale della casa. Suo nonno lo sceglieva nella legnaia e dopo averlo asperso con qualche goccia di vino cotto e benedetto con l’acqua santa, glielo faceva accendere la notte di Natale, quale membro più giovane della famiglia. Ad accudirlo nei giorni seguenti ci avrebbe invece pensato quello più anziano, affinché continuasse a bruciare fino al termine dell’anno. Si credeva che una notte San Giuseppe sarebbe arrivato a raccoglierne le braci per scaldare il Bambin Gesù. Le sue ceneri venivano sparse nei campi coltivati, per proteggerli dalla tempesta e dalla grandine.

Il tempo trascorso dalla famiglia attorno al fogolâr era dedicato al rito dell’immaginario collettivo: le credenze prendevano vita dai racconti degli anziani, storie spaventose con protagonisti spirts, la strie e l’orcul, i dispettosi sbilfs, simili a folletti, e le irrequiete agane, ninfe dell’acqua. Queste erano le fiabe dei miei nonni, terrificanti e splendide, così vivide che una notte pensai davvero di vedere una strega volare. La passai sveglia sotto le coperte, tremante e con il cuore in tumulto. Mai così viva mi sono sentita.

Dopo le feste del solstizio d’inverno i fuochi friulani continuano ad ardere. Ancora oggi a centinaia illuminano il crepuscolo del 6 gennaio. L’Epifania, in Friuli, si celebra con i Pignarûi, imponenti falò che vedono la loro origine nel culto di Beleno, divinità protoceltica della luce, e della sua compagna Belisma, dea del fuoco. Le borgate preparano le pire settimane prima e i bambini attendono con ansia che il “Vecchio venerando” tragga i suoi auspici interpretando la direzione del fumo. Non è lontano il passato in cui la sera dell’Epifania le case e le stalle venivano benedette con l’incenso per allontanare i malefici, e sull’architrave veniva apposta con il gesso bianco la scritta C + M + B: le iniziali di Caspar, Melchior e Balthazar, i Magi, ma anche di “Christus Mansionem Benedicat”, il più potente talismano per il nuovo anno.

Una terra antica, il Friuli. Una terra di fuochi, fede e magia, che con le sue tradizioni non smette mai di ispirarmi.

ilaria tuti fiori sopra l'inferno

L’AUTRICE E IL ROMANZO – Fiori sopra l’inferno (Longanesi) segna il debutto nel thriller di Ilaria Tuti. L’autrice, che vive in Friuli, in un paesino alle pendici di una montagna, ha tra i suoi riferimenti letterari maestri del genere come Stephen King e Donato Carrisi e il suo libro è stato tra i più contesi dell’ultima Fiera di Francoforte. Il lettore di questo esordio si imbatterà in una serie di aggressioni a sfondo sadico che turbano la quiete di un paesino delle Dolomiti friulane. Alcune vittime muoiono in seguito alle ferite. Tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, infatti, si nascondono non pochi segreti. A intervenire sarà Teresa Battaglia, commissario di polizia specializzato in profiling: la sua vera arma è la mente, non la pistola e nemmeno la divisa. Per la prima volta, però, è proprio la sua mente a tradirla… il commissario dovrà cercare faticosamente un nuovo equilibrio per comprendere appieno la psicologia del killer e provare a salvare l’ultima vittima…

Fonte: www.illibraio.it

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