Le tracce che lasciamo sul web? Materia da thriller

Redazione Il Libraio | 05.06.2015

"La storia di una ragazza raccontata attraverso le tracce che lei stessa ha lasciato, con la chiave della suspense...". Su ilLibraio.it lo scrittore T.R. Richmond spiega come l'idea originaria del romanzo "Tutto ciò che resta" è nata dallo studio dei social network, dove quotidianamente si svolge una nuova forma di narrazione...


Alice Salmon è piena di passione e di vita. Ha un lavoro che la appassiona, una città come Londra ai suoi piedi, molti interessi e molti amici. E Alice, come ognuno di noi, ha un segreto. Solo che non può più tenerlo per sé. O forse non vuole, anche se rivelarlo sarebbe pericoloso. Un giorno Alice fa ritorno alla cittadina in cui è cresciuta e dove ha studiato, e la mattina dopo il suo corpo viene riportato a galla dalle acque del fiume. Appare presto chiaro che la sua morte non è stata un incidente. Ma davvero il suo segreto è morto con lei? Davvero la sua storia finisce quando finisce la sua vita? Forse le storie non muoiono mai se c’è qualcuno che le racconta. A ricostruire minuziosamente la vita di Alice, nella speranza di chiarire le circostanze della sua morte, è un suo ex professore, l’anziano scrittore Jeremy Cooke. Cooke si dedica anima e corpo al progetto e raccoglie documenti, lettere, diari, testimonianze di amici e parenti, e perfino frammenti tratti dai social media, dai blog, dai siti internet su cui Alice scriveva. Tutte le tracce fisiche e soprattutto virtuali che Alice, come ormai tutti noi, ha lasciato. Tutto ciò che componeva l’universo di una vita apparentemente quieta e normale. Perché la verità è nascosta non in ciò che è scomparso, ma in tutto ciò che resta… Ma qual è il vero motivo per cui Cooke si dedica con tanta tenacia a questo progetto, anche contro la volontà dei famigliari di Alice? E se anche lui avesse qualcosa di oscuro e terribile da nascondere?

E’ la trama del thriller Tutto ciò che resta (Longanesi), firmato da T.R. Richmond, che su ilLibraio.it spiega come l’idea originaria del romanzo è nata dallo studio dei social network, dove quotidianamente si svolge una nuova forma di narrazione. E dove non mancano i rischi…

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di T.R. Richmond 

Un giorno ho letto un tweet in cui chi scriveva dichiarava che canzone avrebbe voluto al proprio funerale (era Angels di Robbie Williams), e mi ha colpito molto: è un’informazione molto intima, a ben vedere, eppure l’aveva condivisa pubblicamente. Questo mi ha fatto riflettere: cos’altro avrei potuto scoprire sul conto di questa persona tramite i social media? Ed è stato poi facile il passaggio all’immaginare di riassemblare, proprio come in un puzzle, la storia di una ragazza attraverso le tracce, su carta e digitali, che lei stessa ha lasciato, e di raccontarla con la chiave della suspense.

Twitter e i social media in generale sono enormi archivi di informazioni. Ci si può trovare di tutto, dai fatti più importanti alle notizie dell’ultima ora, dai pettegolezzi più stupidi alle minuzie più banali. Ma, oggi, è sempre più attraverso questi canali che circolano le informazioni – in una molteplicità di formati, spesso in frammenti casuali, a volte accurate da un punto di vista fattuale, altre volte invece non corrette.

Il punto è che si tratta di una forma di narrazione: meno lineare, più spezzettata, probabilmente anche con un minor grado di consapevolezza, ma è senz’altro di narrazione che stiamo parlando.

Tra qualche centinaio d’anni, gli archeologi cercheranno di ricostruire un ritratto di questi anni, del 2015, e per farlo non dovranno scavare il terreno con vanghe e spazzolare i reperti con i pennelli. Dovranno dissezionare il nostro mondo «scavando» in posti come Facebook, Twitter, Pinterest, Instagram… E mi affascina questo interrogativo: è possibile ritrarre in modo accurato e veritiero una persona usando soltanto le tracce che questa persona ha lasciato on line? Questa curiosità mi ha spinto a scrivere Tutto ciò che resta.

Durante le ricerche preparatorie al romanzo ho consultato migliaia di post on line, e ho capito che c’è qualcosa di molto umano nel desiderio di condividere le nostre esperienze: è una cosa che abbiamo sempre fatto, solo che adesso abbiamo Internet e questo comporta che ciascuno di noi può condividere quello che vuole e, potenzialmente, ciascuno di noi può essere notato da altri molto più distanti e molto più numerosi che in precedenza.

Ne ho tratto però anche un monito: se utilizzi i social media, fai attenzione. Perché non puoi sapere chi legge quello che scrivi, e perché.

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Fonte: www.illibraio.it

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