“Che male c’è” di Marco Giangrande, polifonia del tempo perduto
“Io non riuscivo a guardarmi allo specchio, mi vedevo brutto, sgraziato, del tutto inadeguato al mondo femminile che mi circondava e che, considerata la tempesta ormonale cui ero sottoposto dalla natura, desideravo più di ogni altra cosa al mondo”.A Napoli tutti hanno un nomignolo, che una volta affibbiato non si…