Nuovi libri sul giornalismo, per capire com’è cambiato e dove sta andando

Redazione Il Libraio | 09.11.2021

Il giornalismo in crisi, il giornalismo che sta cambiando. Alle prese con l'impatto dei social e con un contesto mediatico in costante evoluzione. Abbiamo selezionato alcuni nuovi saggi per capire in che direzione sta andando l'informazione e quali rischi stiamo correndo. Tra le autrici e gli autori dei libri della nostra selezione, nomi come Lilli Gruber, Matteo Grandi, Jill Abramson, Carlo Verdelli, Massimo Fini e Craig Whitlock


Il giornalismo di ieri, quello di oggi. E quello di domani?

La crisi del giornalismo (non solo di quello cartaceo), che non è certo uscito indenne dalla rivoluzione digitale prima (e che è ancora in corso) e da quella imposta dall’ascesa dei social dopo, e il declino di una categoria che, si perdoni la facile battuta, non gode certo di buona stampa…

Allo stesso tempo, il (buon) giornalismo che resta (o dovrebbe restare) centrale, in particolare nell’era delle continue breaking news, delle fake news, della comunicazione che si sposta su spazi (non certo indipendenti, e spesso regolati da algoritmi di cui pochissimo si conosce) come Facebook, Instagram, YouTube TikTok, WhatsApp e Telegram, e delle nuove generazioni che, alle testate storiche, sembrano preferire le singole voci (in diversi casi competenti, in altri più superficiali) di divulgatori, comunicatori-influencer o content creator.

E, più in generale, il giornalismo che cambia, ineluttabilmente, con sempre maggiore rapidità, in un contesto di altrettanta e inevitabile evoluzione costante (e che coinvolge, tra le altre cose, pure i modelli di business). Così, se ad esempio alcune figure professionali tendono a scomparire o a perdere di centralità, altre ne nascono (certo, per loro l’ambito e discusso contratto giornalistico resta un’utopia). Sì perché, mentre cambiano la fruizione e la forma dei “contenuti giornalistici”, all’impatto dei social si aggiunge l’ascesa dei podcast e il prepotente “ritorno” delle newsletter.

Insomma, parliamo di argomenti davvero vasti, ma centrali per il futuro dell’informazione, che necessitano di approfondimenti, analisi e nuove idee. Ecco quindi arrivare in soccorso alcuni saggi pubblicati di recente o in uscita nelle prossime settimane, che toccano numerosi dei temi citati e che ne affrontano anche altri, contribuendo ad alimentare una discussione tanto urgente quanto costruttiva. Li abbiamo selezionati qui di seguito (i titoli non sono posti in ordine di importanza, ndr):

La guerra dentro. Martha Gellhorn e il dovere della verità

La guerra dentro. Martha Gellhorn e il dovere della verità lilli gruber

A Martha Gellhorn“, recita la dedica della prima edizione di Per chi suona la campana, il capolavoro di Hemingway. Tutto qui, un nome e un cognome: quelli della più grande corrispondente di guerra del Novecento. La donna che con lo scrittore americano ha mosso i primi passi da giornalista sul campo, nel 1937, a Madrid sotto le bombe. Che presto è diventata più brava di lui nel mestiere di raccontare i fatti. Che lo ha amato, sposato, lasciato, in un’appassionata storia d’amore tinta di rivalità. E che per tutta la vita ha avuto una sola missione: “Andare a vedere”. Ne parla Lilli Gruber nel suo nuovo saggio, La guerra dentro (Rizzoli), in cui ci riporta anche nel presente e si sofferma sulla bellezza e sulla responsabilità del giornalismo in un tempo che ha più che mai bisogno di verità.

La verità non ci piace abbastanza – Il virus della disinformazione fra bufale, web e giornali

libro matteo grandi

Oggi la disinformazione è un mostro tentacolare che si allarga a macchia d’olio e che può contare su una rete di fiancheggiatori, più o meno consapevoli, molto nutrita. Dalla politica che ha scelto le fake news come nuova forma di propaganda, al giornalismo tradizionale che, travolto dalle nuove tecnologie e dalla competizione con le dinamiche del web, sta rincorrendo sensazionalismo e clic spesso a scapito della veridicità e della qualità delle notizie, fino all’enorme potere di mediazione delle piattaforme, nuovi arbitri (interessati) della verità. Ne parla nel suo nuovo saggio, edito da Longanesi, Matteo Grandi, giornalista e autore televisivo (e di testi musicali), molto attivo sui social.

Mercanti di verità. Il business delle notizie e la grande guerra dell’informazione

libro Jill Abramson

Jill Abramson, nata nel 1954, è editorialista politica al Guardian e docente alla Harvard University. Ha lavorato al Wall Street Journal e poi al New York Times, di cui è stata direttrice esecutiva tra il 2011 e il 2014 (prima donna nel ruolo). Nel saggio Mercanti di verità. Il business delle notizie e la grande guerra dell’informazione (Sellerio, traduzione di Andrea Grechi e Chiara Rizzuto) descrive la crisi e la trasformazione del “quinto potere” concentrandosi su due importanti quotidiani, il New York Times e il Washington Post, roccaforti della tradizione e dell’etica del giornalismo con un pubblico consolidato ma sempre più vecchio e limitato, e due siti online di informazione di successo, Vice e BuzzFeed.

Acido – Cronache italiane anche brutali

Acido libro carlo verdelli

Da Enzo Tortora a Rosa e Olindo, da Alex Zanardi a Patrick Zaki, da Vallanzasca alla coppia dell’acido della Milano bene. Un mosaico di grandi cronache, affrontate col rigore del mestiere e animate da una passione umana e civile. Così viene presentata la raccolta Acido (Feltrinelli) firmata da Carlo Verdelli, attuale editorialista del Corriere della Sera. Verdelli, già primo direttore editoriale per l’offerta informativa nella storia della Rai, nel corso della sua carriera ha diretto Sette, Vanity Fair, la Gazzetta dello Sport e la Repubblica, e ha pubblicato I sogni belli non si ricordano (Garzanti, 2014) e Roma non perdona. Come la politica si è ripresa la Rai.

Il Corriere della Sera – Biografia di un quotidiano

libro corriere della sera

Il 5 maggio 1876 usciva a Milano il primo numero del Corriere della Sera, quotidiano fondato e diretto da un intraprendente napoletano, Eugenio Torelli Viollier. Frutto di minuziose ricerche d’archivio, il saggio di Pierluigi Allotti e Raffaele Liucci proposto dal Mulino racconta quasi centocinquant’anni di vita del Corsera (e dell’Italia). I direttori, gli amministratori, le grandi firme e gli scrittori che vi hanno collaborato, ma anche Milano, la sua borghesia e le dinastie imprenditoriali succedutesi alla proprietà. Nel palazzo di via Solferino, trasfigurato da Buzzati nella Fortezza Bastiani del Deserto dei Tartari, si è infatti riflessa l’intera storia d’Italia. E la storia del giornale – dalle pressioni politiche agli arrembaggi finanziari, dalle lotte intestine ai certami sindacali, dal frastuono delle rotative al ticchettio delle macchine da scrivere – rivive in queste pagine.

Dossier Afghanistan

Dossier-Afghanistan

E parliamo di grande giornalismo investigativo. Che, anche oggi, per fortuna, qualcuno fa (soprattutto nei giornali, a dire il vero): Craig Whitlock è un pluripremiato giornalista investigativo del Washington Post, tre volte finalista al Pulitzer. Dal 2001 si occupa della guerra globale al terrorismo come corrispondente estero. Il suo bestseller Dossier Afghanistan (in libreria per Newton Compton nella traduzione di Marta Lanfranco e Anna de Vito), al centro del dibattito negli Usa, è il racconto sconcertante di come tre presidenti degli Stati Uniti e i loro capi militari abbiano ingannato il mondo per venti lunghi anni riguardo alla missione americana in Afghanistan (un conflitto costato oltre 2.300 miliardi di dollari e 241.000 morti). A differenza delle guerre in Vietnam e Iraq, infatti, l’invasione americana dell’Afghanistan ha avuto un sostegno quasi unanime da parte dell’opinione pubblica. All’inizio, gli obiettivi erano chiari e diretti: sconfiggere al-Qaeda e prevenire il ripetersi di attacchi terroristici. Tuttavia, dopo soli due anni, quando gli Stati Uniti hanno isolato i talebani, la missione ha preso tutt’altra strada. I documenti scoperti dal Washington Post mostrano che il presidente Bush non conosceva il nome del suo comandante in Afghanistan e non gli interessava incontrarlo. Il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld ha ammesso di non avere “nessuna idea su chi fossero i ‘cattivi'”. E il suo successore, Robert Gates, ha dichiarato, ancora più esplicitamente: “Non sapevamo nulla di al-Qaeda“.

Il giornalismo fatto in pezzi

Massimo Fini il giornalismo fatto in pezzi

Trent’anni di storia d’Italia, dagli anni Settanta al Duemila e oltre. Uno spaccato di vita e degli eventi cruciali che hanno trasformato la nostra società in senso antropologico, sociologico, psicologico e, più ampiamente, culturale. Attraverso la sua attività di cronista e di inviato, ne Il giornalismo fatto in pezzi (Marsilio), il sempre provocatorio Massimo Fini racconta storie di vita, testimonianze di uomini e donne dall’estrazione sociale e dalle esperienze più diverse, ritratti di personaggi famosi, politici ma, soprattutto, artisti e letterati, la cui memoria affonda spesso ancora più lontano, nel periodo fascista e della guerra.

Come la disinformazione minaccia la democrazia

Perché la “questione della verità” è tornata così prepotentemente proprio nell’epoca della massima disponibilità delle informazioni? E perché servono nuove regole sul rapporto tra disinformazione e democrazia o, se si vuole, tra libertà e verità? Ne parla il saggio di Antonio Nicita, ordinario di Politica economica all’Università Lumsa di Roma e membro del Regulatory Scrutiny Board della Commissione Europea, Come la disinformazione minaccia la democrazia (in uscita per il Mulino): come ricorda il volume, il dramma della pandemia e le elezioni americane del 2020 ci hanno consegnato il trionfo della disinformazione. Notizie false, distorte, emozionali si presentano a noi in modo sempre più credibile. Non siamo dunque immersi in un libero e aperto “mercato delle idee”, dove la concorrenza tra le informazioni genera nuove possibilità di conoscenza e di scelta, ma precipitiamo in un paradossale “mercato delle verità”, dove compriamo e vendiamo fatti verosimili, spinti da una manipolazione fondata sulle nostre preferenze. Un libro dedicato all’urgente bisogno di nuove regole per riconciliare libertà d’espressione e buon funzionamento della democrazia.

Fonte: www.illibraio.it

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