A vent'anni dalla morte (28 luglio 2004), Tiziano Terzani rimane uno scrittore e un giornalista molto letto, citato e, soprattutto, capace di parlare alle nuove generazioni. Autore di libri-bestseller come "In Asia", "Un indovino mi disse", "Pelle di leopardo", "Un altro giro di giostra" e numerosi altri, noto per il suo lavoro di corrispondente dall'estremo Oriente e la grande passione che coltivava per le culture e le popolazioni asiatiche, Terzani ha lavorato come reporter per diverse testate, italiane e straniere, documentando cambiamenti epocali e, al tempo stesso, interessandosi alle credenze e alle filosofie orientali, di cui era un profondo conoscitore. Le memorie della sua vita sono collezionate nelle sue opere, reportage narrativi, romanzi e raccolte di articoli, che testimoniano un percorso straordinario...
Italiano di nascita e asiatico d’adozione, Tiziano Terzani (in copertina, nella foto di Cottinelli, ndr) è stato un giornalista e scrittore, cronista del suo tempo e cantore per eccellenza dell’Asia: autore di reportage narrativi, quali Pelle di Leopardo, La porta proibita e Buonanotte, Signor Lenin, e romanzi autobiografici, quali Un indovino mi disse e Un altro giro di giostra, Terzani è ancora oggi uno degli scrittori più amati dal pubblico italiano; esploratore instancabile ed esponente di spicco della letteratura di viaggio, è stato soprattutto il narratore delle culture e delle popolazioni dell’estremo Oriente, paesi in cui ha viaggiato e abitato a lungo, stregato dal loro fascino, scrivendone senza sosta e lasciando che lo spirito antico e misterioso di quei luoghi divenisse la cifra distintiva delle sue opere e della sua vita.
Nato a Firenze nel 1938, Tiziano Terzani iniziò la sua carriera giornalistica appena diciassettenne, nel 1955, quando gli fu offerto di collaborare come cronista sportivo per il Giornale del Mattino. Ebbe modo di studiare Giurisprudenza al collegio annesso alla Scuola Normale di Pisa e, nel 1961, si laureò con una tesi sul diritto internazionale. L’anno dopo iniziò a lavorare nell’ufficio del personale dell’Olivetti, un impiego che, fornendogli l’opportunità di viaggiare, cambiò per sempre la sua vita: pubblicato sul periodico L’Astrolabio nel 1966, il suo primo reportage, Natale negro. Rapporto sulla segregazione in Sud Africa, fu scritto grazie a un viaggio di lavoro per conto dell’Olivetti.
Nonostante le occasioni per viaggiare, che lo portarono in Asia per la prima volta, il lavoro per l’azienda italiana non faceva per lui e decise di proseguire gli studi: vinse una borsa di studio per la Columbia University, conseguendo una laurea in Affari internazionali, ottenne uno stage nella redazione del New York Times e studiò cinese a Stanford, in California.
La sua carriera di giornalista decollò nel 1972, quando approdò a Singapore per la testata tedesca Der Spiegel, dando inizio una collaborazione che sarà lunga e proficua per entrambe le parti: sebbene abbia scritto anche per La Repubblica, L’Espresso e Il Corriere della Sera, quello per il settimanale tedesco fu l’incarico più duraturo della sua carriera e, soprattutto, quello che gli permise di esplorare l’estremo Oriente per oltre trent’anni, come corrispondente.
“A un giornalista quante grandi storie possono capitare nella vita?”, si chiedeva Tiziano Terzani, all’inizio degli anni ’90, nelle primissime pagine di Un indovino mi disse, “Un paio, a essere fortunati! Io la mia dose di fortuna l’ho già avuta: ero a Saigon nella primavera del 1975 quando arrivarono i comunisti e finì la guerra in Vietnam che per la mia generazione era stata come la guerra di Spagna per la generazione di Hemingway e Orwell”.
Dall’esperienza in Vietnam nascono i primi due libri dell’autore, due reportage narrativi intitolati Pelle di leopardo. Diario vietnamita di un corrispondente di guerra, uscito nel 1973, e Giai Phong! La liberazione di Saigon, uscito nel 1976, oggi raccolti nell’unico volume Pelle di leopardo (TEA).
Il Diario vietnamita di un corrispondente di guerra racconta il periodo trascorso nel Vietnam del Sud tra l’aprile del ’72 e il febbraio del ’73: undici mesi passati tra le fila dello schieramento di Thieu, sostenuto dalle forze americane, a riportare l’andamento della guerra contro lo schieramento Vietcong e il Vietnam del Nord; oltre alla cronaca del conflitto e degli scontri più salienti, Terzani racconta le speranze, l’estenuazione, l’esasperazione delle persone incontrate, dando voce al sentimento di sconforto della realtà che lo circonda e offrendo un ritratto esaustivo delle conseguenze della guerra.
Il secondo volume, Giai Phong! La liberazione di Saigon, narra invece l’evento conclusivo del conflitto, una conquista quasi priva di resistenza e, tuttavia, un momento epocale: Terzani vi assiste in prima linea dal palco di Saigon, tra i pochi giornalisti rimasti in città e soffermatosi per tre mesi dopo l’arrivo delle forze comuniste, assistendo alla ritirata caotica e frettolosa delle truppe americane, mentre il Vietnam, riunificato, cerca di rimettere insieme i propri pezzi, ciò che resta di una guerra dilaniante.
Dopo il Vietnam si trasferisce a Hong Kong, collabora con La Repubblica e coltiva la speranza di trasferirsi in Cina, un desiderio che viene esaudito nel 1980, quando si stabilisce a Pechino come primo corrispondente di una rivista occidentale, il settimanale tedesco Der Spiegel.
Vive in Cina per quattro anni, trascorsi a viaggiare per il paese e parlare con le persone che incontra, visitando luoghi misteriosi ed esplorando quella cultura che tanto lo affascinava, avvicinandosi il più possibile ai suoi segreti, talvolta troppo: nel 1984 viene arrestato, perquisito ed espulso dalle autorità cinesi. Gli articoli di quel periodo sono raccolti nel volume La porta proibita (TEA), un libro che offre uno squarcio della società cinese nascosta e proibita ai turisti, un resoconto, e spesso una critica, del socialismo maoista, una denuncia, sì, ma anche una lettera colma di ammirazione per tutti i tesori che la Cina custodisce.
Nel 1991, la notizia del golpe per deporre Gorbaciov lo raggiunge in Siberia, al confine con la Russia, spingendolo a intraprendere un lungo viaggio attraverso l’URSS per recarsi a Mosca: “nell’estate del 1991 ero nelle budella dell’URSS quando si sfasciava l’Impero sovietico e moriva il comunismo” scrisse, qualche anno dopo, in Un indovino mi disse. Scrive così Buonanotte, Signor Lenin (TEA), pubblicato nel 1992 e corredato dalle foto scattate in quel periodo, nel tentativo di documentare lo scompiglio e lo sgomento a cui ha assistito, riflettendo sulle conseguenze di un momento epocale che aveva, tuttavia, lasciato la Russia fondamentalmente immutata.
“Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare. Non volare mai”; pronunciata da un indovino di Hong Kong nella primavera del 1976, questa profezia accompagna Terzani per lungo tempo, fino allo scoccare della data annunciata, quando decide di prenderla come un’occasione: che ci credesse o meno, sceglie di trascorrere un anno, il 1993, a lavorare in Asia senza mai prendere aerei per raggiungere la sua destinazione. Nasce così il romanzo autobiografico Un indovino mi disse (TEA), pubblicato nel 1995, il racconto di un anno straordinario, durante il quale le distanze fisiche riacquistano significato, gli spazi attraversati si costellano di volti e incontri con indovini, uno dopo l’altro, avvicinandosi alle credenze e alle superstizioni dei popoli asiatici, non ancora raggiunti dal progresso tecnologico di quegli anni e avvolti in un’aura di fascinoso mistero.
Nel 1998 dà alle stampe la raccolta degli articoli scritti in oltre vent’anni di corrispondenza dai paesi asiatici: In Asia (TEA) è un volume che testimonia la capacità dell’autore di farsi veramente cronista del suo tempo, non soltanto dei grandi fatti della storia, ma anche dei piccoli avvenimenti e della vita quotidiana dei popoli tra i quali ha vissuto.
Lo stesso si può dire di Lettere contro la guerra (TEA), un libro uscito nel 2002 e che colleziona gli interventi pubblicati all’indomani dell’11 settembre, in parte per rispondere al celebre La rabbia e l’orgoglio di Oriana Fallaci e in parte per riflettere sull’attentato come un’opportunità per soffermarsi a considerare il futuro dell’Occidente.
Dopo aver trascorso buona parte della sua vita ad esplorare il mondo per lavoro, Terzani cerca nuovamente conforto nel viaggio quando gli viene diagnosticato un cancro all’intestino: esplora dapprima le possibilità della medicina moderna negli Stati Uniti, per poi recarsi nei paesi remoti dell’India, dove si dedica alla medicina ayurvedica, all’omeopatia, a pozioni e incantesimi che sperimenta sulla propria pelle, intraprendendo un percorso spirituale che, pur non curando il cancro, lo introduce a una nuova forma di benessere, spirituale.
Pubblicato nel 2004, poco prima di morire, Un altro giro di giostra. Viaggio nel bene e nel male del nostro tempo (TEA) è il romanzo autobiografico che racconta l’esperienza della sua malattia, le peregrinazioni fisiche alla ricerca di una cura e il percorso spirituale all’interno di se stesso.
Pubblicato postumo nel 2006 e scritto a quattro mani con il figlio Folco, La fine è il mio inizio (TEA) è stato definito il testamento spirituale di Tiziano Terzani: un lungo viaggio, questa volta nella memoria, per rievocare momenti e insegnamenti di una vita spesso incredibile, cercando di dare un senso ai ricordi, trovando un’ultima storia da raccontare al figlio prima di morire, qualcosa che possa tenere con sé dopo la scomparsa del padre; il libro prende in considerazione non soltanto la vita dell’autore, ma la vita in generale e il suo significato, una riflessione che viene lasciata in eredità a tutti i lettori del libro, ultimo insegnamento di Terzani.
Dopo trent’anni trascorsi in estremo Oriente come corrispondente e curioso viaggiatore, le memorie della vita straordinaria di Tiziano Terzani sono disseminate nei suoi libri (fu lanciato da Mario Spagnol e dalla Longanesi) e nei suoi articoli: con uno stile piano e divulgativo, l’autore non ha mai smesso di raccontare le sue esperienze, narrando la propria passione per l’Asia e, anche, per la sua professione, lasciando una parte di se stesso in tutto ciò che scriveva.
Dopo la sua scomparsa, la moglie Angela Terzani Staude ha dato alle stampe una selezione di articoli che Terzani aveva scritto per diverse testate, italiane e straniere, pubblicati con una prefazione scritta da lei stessa nei volumi Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia, Un’idea di destino. Diari di una vita straordinaria e In America. Cronache da un mondo in rivolta (TEA); volumi come questi testimoniano l’insaziabile curiosità dello scrittore, il desiderio di avvicinarsi agli eventi più significativi della sua epoca per poterli guardare da vicino, con lo sguardo acuto e instancabile del reporter.
La stessa Angela Terzani Staude ha firmato per Longanesi L’età dell’entusiasmo – La mia vita con Tiziano, tra diario e memoir, in cui racconta della sua vita con il grande giornalista, all’insegna dell’imprevedibile, prendendo parte attiva alla storia, in quattrocento pagine dense di sentimenti, incontri, viaggi, scoperte ed eventi fuori dall’ordinario… (qui un approfondimento con molte immagini, ndr).
“Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete andati abbastanza vicino”, diceva il fotografo Robert Capa. Ecco, Tiziano Terzani apparteneva a quella generazione di giornalisti che per cui “andare abbastanza vicino” era ancora essenziale per svolgere la propria professione, e a questa missione ha dedicato la sua vita: non ha mai smesso di avvicinarsi, esplorare, incuriosirsi, spingendosi fino alla prima linea e parlando con chi incontrava; rifletteva instancabilmente sui cambiamenti sociali a cui assisteva, sul mutare della società e della sua professione di giornalista, pensieri che costellano anche le sue opere di scrittore, vero cronista del suo tempo e delle trasformazioni in atto, grandi o piccole che fossero.
Più di ogni altra cosa, non ha mai smesso di avvicinarsi all’Asia, ai suoi misteri e alle sue popolazioni: i suoi scritti, articoli, reportage e romanzi, continuano a trasmettere al lettore la grande passione di Tiziano Terzani per l’estremo Oriente, lo scorrere di un tempo non ancora scandito dai ritmi occidentali e il sentimento di spiritualità di quelle terre, cui si è avvicinato più di chiunque altro.
[book-gallery]
Fonte: www.illibraio.it
Commenti