“Beato lui”: il libro su Berlusconi di Pietrangelo Buttafuoco

Redazione Il Libraio | 12.06.2023

Come dimostra "Beato lui - Panegirico dell'arcitaliano Silvio Berlusconi", libro firmato da Pietrangelo Buttafuoco in uscita per Longanesi nei prossimi giorni, è forse impossibile scrivere la parola fine al "romanzo" del fondatore di Mediaset e di Forza Italia. Il volume non è un pamphlet politico, ma il racconto (epico o tragico) dell'epopea del Cavaliere, della sua "Commedia"...


Con la morte, a 86 anni, di Silvio Berlusconi, il 12 giugno alle 9.30 si è chiusa probabilmente un’epoca. Del resto, dalla politica all’economia, dalla cultura alla comunicazione, l’ex premier ha segnato gli ultimi trent’anni.

Al tempo stesso, è forse impossibile scrivere la parola fine al romanzo di Berlusconi. Non è scandito da capitoli o da vicende che seguano una logica temporale, i personaggi appaiono elusivi, i periodi sono pieni di incisi e subordinate, le note a margine in continua evoluzione. Il lavoro di un editor ne uscirebbe sconfitto.

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Il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco, autore per Longanesi di Beato lui – Panegirico dell’arcitaliano Silvio Berlusconi, ci ha provato.

Come dimostra il volume (in uscita nei prossimi giorni), la storia di Arcisilvio è piuttosto un affastellarsi di scene, di performance, di brevi novelle dove è possibile affermare una verità e il suo contrario.

Buttafuoco, uomo di teatro, sa disvelare tutti i ruoli di Silvio, tra le figure più discusse degli ultimi anni, non solo in Italia: drammaturgo, scenografo, suggeritore, datore luci, interprete e regista. Il sipario non scende mai, il protagonista continua e continuerà per sempre a calcare il palcoscenico, perché ogni sua asse l’ha immaginata, costruita e levigata lui.

Buttafuoco si trova quindi, da capocomico qual è, a raccontare la commedia del Cavaliere, la cui unicità coincide con l’Italia stessa. Non esiste altro criterio che quello dell’arte, dell’improvvisazione teatrale, e giammai del giornalismo, per poter ricostruire la macchina scenica e raccontare la straordinaria (e divisiva) epopea del Cavaliere.

Tutti i generi gli si addicono, tutti i generi sono limitanti. Da Totò contro Maciste all’Armata Brancaleone, dall’Elisir d’amore al Riccardo III di Shakespeare, da Molière a Goldoni.

L’autore di Beato lui – Panegirico dell’arcitaliano Silvio Berlusconi, acrobata della parola e cultore della mistica, e quindi dell’invisibile, identifica e ricuce le pezze d’appoggio, individua e unisce nuovi puntini che ritraggono il personaggio forse più contemporaneo della contemporaneità, colui che come Mary Quant inventò la minigonna e cambiò per sempre i tempi. Facciamocene una ragione.

Il libro non è un pamphlet politico, ma un racconto epico o tragico: un “saggio di critica letteraria” sul discusso personaggio Berlusconi, che l’autore fa muovere sul palcoscenico di trent’anni di storia italiana, raccontandone gesta politiche e ascesa professionale, provocazioni e amori, successi e fallimenti.

Il volume era già in prenotazione ad aprile presso i librai quando Berlusconi entrava in ospedale e nessuno più poteva sapere come sarebbe uscito. Abbiamo quindi deciso di posticiparlo e proprio perché mi sono avvalso della verità letteraria, mi sono ritrovato delle pagine che raccontavano ciò che non osavo immaginare laddove c’era una folla che lo abbracciava nell’addio di un funerale, ho ricostruita la moltitudine che lo applaudiva all’ingresso nel Quirinale, finalmente eletto Capo di Stato. Beato Lui esce, e diventa Beato subito”, sottolinea Buttafuoco.

“Ci sono stati tanti modi di raccontare Berlusconi, ci hanno provato attraverso il metodo della ricerca storica, la politologia, perfino attraverso la cronaca giudiziaria, ma la sua non è stata una tra le tante esperienze di espressioni della politica, ha saputo essere tanto e molto di più. Ho capito che c’è solo un modo di raccontarlo che è quello di essere restituito per la sua dimensione di personaggio che chiunque vorrebbe aver raccontato. Sicuramente lo avrebbe voluto fare Balzac, Shakespeare e la grande tradizione della commedia da Goldoni fino a Moliere”, aggiunge inoltre l’autore interpellato dall’Ansa.

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Fonte: www.illibraio.it

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