Scoprire quello che ancora non c’è: l’editoria è questo

Giuseppe Strazzeri | 11.12.2014

Dopo l'intervista de IlLibraio.it a Michele Rossi (Rizzoli) sull'impatto del calo delle vendite nel mondo dell'editoria ("La sbornia è finita"), il dibattito continua con la riflessione del direttore editoriale della Longanesi


Nei giorni scorsi IlLibraio.it ha pubblicato un’intervista a Michele Rossi, responsabile della narrativa italiana Rizzoli, che ha fatto discutere, in rete e non solo. L’editor, tra le altre cose, ha analizzato l’impatto del calo generale delle vendite in libreria sul suo mestiere, e ha dichiarato: “Siamo nudi davanti allo specchio, una sorta di sbornia è ormai finita da tempo…”.
La riflessione oggi prosegue con Giuseppe Strazzeri, direttore editoriale della Longanesi, che sottolinea l’importanza, soprattutto in questo contesto, di andare alla ricerca di voci nuove. Ecco il suo intervento – in cui non manca l’auto-ironia – per IlLibraio.it

 

di Giuseppe Strazzeri

E’ da giorni ormai che un’immagine mi perseguita, crudele e persistente. Cerco di liberarmene, leggo, lavoro, penso ad altro, ma ecco che a sera, appena chiusi gli occhi, mi riaggredisce. E’ l’immagine di noi editoriali italiani nudi avanti allo specchio. Bellissimi forse non siamo mai stati (non me ne vogliano i colleghi e le colleghe cui desidero comunque ricordare che brilliamo tutti di grande bellezza interiore. E in ogni caso ci sono meravigliose eccezioni…). Tuttavia oggi forse come non mai ci guardiamo severi, ancor più dubbiosi di un tempo di passare una sempre più difficile prova costume (ma è lui che si restringe ogni anno o sono io invece che…?). C’è chi soppesa l’alternativa di un’esperienza naturista, chi rinuncia proprio ad andare al mare e speriamo l’anno prossimo. C’è addirittura chi decide di prendere in prestito il costume altrui nella speranza che stia meglio a lui…

Il punto, a tornar seri, è che esiste un’unica strada certa da percorrere. Non ci sono alternative: si chiama andare in cerca dello Scrittore Che Prima Non Esisteva. Che è stata per me, ma sono certo non solo per me, una delle molle principali, forse la più potente, per cercare di trovare un ruolo all’interno di quel mondo delicato e complesso che è l’editoria.

Cerchiamo dunque almeno di ricapitolare, mentre armeggiamo con gancetti e cordini (qualche mese all’estate manca, dopo tutto). Da un lato i dati commerciali relativi al mercato del libro restano certamente preoccupanti, nel quadro tuttavia di una stagnazione dei consumi che non vede peraltro nel libro il suo punto più nevralgico. Se già si raffrontassero quei dati a quelli ad esempio relativi al prestito libri del sistema bibliotecario nazionale, si potrebbe almeno ipotizzare che forse non è in corso una strisciante e letale epidemia che colpisce i lettori di libri ovunque essi si annidino, quanto appunto un’emorragia nei consumi che ancora non dà chiari segni di volersi arrestare. In altre parole, e scuserete l’incursione nel personale, quando incontri il tuo insegnante di liceo in pensione che ha rispolverato la tessera della biblioteca di quartiere e sta andando a mettersi in coda per avere un libro in prestito, non è che ti venga il dubbio che lo smartphone gli stia rubando tempo prezioso alla lettura.

Già, gli smartphone, il digitaleoddio, l’altra catastrofe che si preannuncia e si preannuncia e si preannuncia (la ripetizione non è dovuta a un taglia e incolla sbagliato). Anche qui perdonerete se il mio guru ha 11 anni e ce l’ho in casa, ma fino a che Giulio continuerà ad ammorbarmi per avere il mio iPad perché qualcuno ha aggredito il suo villaggio su Clash of Clans ma poi lo devo chiamare dodici volte per venire a cena perché sta leggendo, io rifiuto di arrendermi e venderò cara la pelle.

In realtà molto meglio di quanto lo potrei fare io e in maniera certo più articolata a e convincente, in qualunque settore produttivo mettiate il naso troverete, in maniera persino fastidiosa, teorizzata la strategia secondo cui i momenti di crisi sono quelli in cui più che mai occorre investire in Ricerca e Sviluppo. E cos’altro può mai significare nel nostro settore, se non PUNTARE SU NUOVI, SCONOSCIUTISSIMI E PROPRIO PER QUESTO ENTUSIASMANTI AUTORI?

Intendiamoci, lavoro da anni in un’editoria di profitto (posso allargarmi a dire serenamente che faccio fatica a considerarne una diversa?), conosco l’inebriante (quella sì) botta d’ossigeno che ti arriva dal lancio riuscito di un autore di catalogo, la rassicurante sensazione che ti investe quando le classifiche premiano un lavoro di lungo periodo e testimoniano la chiamata a raccolta di un pubblico che negli anni il tuo marchio editoriale ha saputo con pazienza costruire  e che fedele si è ripresentato all’appuntamento con il suo autore prediletto. Ma ho anche abbastanza primavere sulle spalle da sapere un semplice fatto, al netto della sublime irrazionalità che renderà sempre impossibile, con buona pace degli algoritmi del Nuovo Ordine Mondiale, prevedere un bestseller: il lavoro, la creatività, i cambiamenti in corso, i batticuore, le crisi isteriche necessari per permettere a un nuovo autore di cui si è creduto di riconoscere una “voce” di raggiungere il suo pubblico che là fuori l’aspetta e neppure lo sa, bene, tutto questo è impagabile. Anzi no, paga. Ed è quantificabile. Lavoro in un gruppo che negli ultimi 5 anni ha portato alle vette delle classifiche il 23 % totale degli esordienti. Da questo punto di vista non è certo questo, ma piuttosto il 2012 l’Annus Horribilis dell’editoria, quello che ha visto un’immissione massiccia e indiscriminata in libreria di prodotti editoriali di scarsa qualità e di conseguente grande accessibilità di prezzo. Si è trattato di uno scossone per tutti che si è poi facilmente innestato su una recessione economica e che ha favorito per un certo tempo, sia detto senza alcun moralismo, un’idea nuova, da hard discount, di editoria che ha tuttavia lasciato poco dietro di sé, e quel che è peggio pochissimi autori.

Oggi, nel 2014, l’anno in cui sempre più sembra di sentire suonare sinistre campane di morte dell’editore così come lo conoscevamo, la quota di fatturato espressa dagli esordienti del gruppo Gems si è alzata dal 30% al 57%.  Siamo tutti matti? Non so, quasi lo spero, in realtà, se essere matti significa avere il privilegio, l’orgoglio (e l’emozione da colite) di lanciare all’inizio dell’anno prossimo un romanzo eccezionale come La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone. Chi? Ecco, appunto. Non sapete chi è. E se no che ci stavo a fare io? (Fine del Momento Promo). In verità non credo vi sia alcuna follia, nell’ostinazione di chi fa il mio mestiere, ad avventurarsi in ciò che prima non c’era. Credo invece che l’unico vero lavoro rimasto agli editori, in questi tempi di grande crisi e di grandi trasformazioni, quello a cui non dobbiamo assolutamente rinunciare pena sì una triste e silenziosa estinzione nel medio periodo, sia proprio quello di continuare a fare gli editori, con orgoglio e competenza. Siamo talent scout, professionisti della parola scritta, comunicatori. Continuiamo a farlo. E’ il lavoro più bello del mondo.

 

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Fonte: www.illibraio.it

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